La diversificazione è un principio cardine nella costruzione di un portafoglio di investimento. In questo articolo spieghiamo in parole semplici qual è il modo per sfruttarla al meglio per far rendere al massimo i tuoi investimenti, rischiando meno!
Nei vent’anni e oltre della mia attività, ci sono state due cose che non sono mai cambiate: una è la passione. L’altra fa rima con la prima, ma non è affatto collegata con essa: la diversificazione.
Parola quasi “magica”, viene utilizzata da chiunque si occupi di investimenti con la stessa frequenza con cui un meccanico prende in mano una chiave inglese.
Ovviamente anche io ho sempre fatto della diversificazione una delle principali regole per gestire i patrimoni e i risparmi dei miei clienti.
Diversificare è un termine molto ben compreso dalla maggior parte delle persone perché risulta piuttosto intuitivo capire che facendo molte cose diverse il rischio si distribuisca e quindi si possa ridurre.
Ciò vale negli investimenti e in molti altri campi della nostra vita quotidiana. Purtroppo però il concetto è talmente intuitivo che si dà spesso per scontato e questo porta spesso ad applicarlo poco e male nel campo degli investimenti.
In questo articolo voglio svelarti cosa è realmente la diversificazione e come ottenerla, facendo naturalmente attenzione ai suoi costi.
1. COSA È LA DIVERSIFICAZIONE
Come accennato nel mio precedente articolo (dove la paragonavo a una ruota) la diversificazione nasce dalla Moderna Teoria di Portafoglio elaborata da Harry Markowitz nel 1952 e da tutte le successive evoluzioni portate avanti da una lunga schiera di economisti, Sharpe in testa.
È difficile sintetizzare in due righe tali studi ma la sostanza è che tanti investimenti messi insieme possono contribuire ad abbassare il rischio senza compromettere il rendimento.
Proviamo a fare chiarezza.
Nell’immaginario collettivo, in un investimento a un minor rischio corrisponde un minore rendimento e viceversa. Da qui la banalizzazione troppo spesso usata dalle banche con i propri clienti, utilizzando dalle mie parti il noto detto romano “chi non risica, non rosica”.
Ciò è vero solo in prima battuta: se compro le azioni di una certa azienda, mi porto a casa un pezzettino di essa e anche il rischio di vedere oscillare il mio risparmio a seconda che quest’azienda vada bene o male in borsa.
Questa oscillazione prende il nome di volatilità e viene rappresentata quasi sempre dalle montagne russe, che rendono molto bene l’idea.
L’intuito ci porta a pensare che, se non voglio rischiare, devo stare lontano dalle AZIONI (ultimamente il discorso vale anche per le obbligazioni, a cui dedicherò un articolo intero dove approfondiremo questo aspetto).
Facciamo però un’ipotesi.
- Supponiamo che ci siano sul mercato soltanto due aziende:
- quella di cui noi abbiamo comprato le azioni, andrà molto bene solo se l’altra andrà molto male e viceversa.
Cosa succede se invece di comprare le azioni solo di una, ne compriamo un pò di entrambe?
La risposta è immediata.
Non dovremmo correre alcun rischio, perchè l’andamento negativo di una sarebbe compensato da quello positivo dell’altra.
Mi torna in mente una bella serie tv di qualche anno fa, “Benvenuti a tavola – Nord vs Sud” con Fabrizio Bentivoglio e Giorgio Tirabassi.
C’erano due famiglie di ristoratori che gestivano una un ristorante sofisticato e l’altra uno più tradizionale.
Immaginiamo di essere in un paesino e che siano gli unici due ristoranti.
Si dice in finanza che quando le cose sono messe in questo modo, le due aziende sono totalmente decorrelate tra loro.
- Infatti, una volta deciso di andare a cena, a seconda dei gusti (e delle tasche) si sceglierà l’uno oppure l’altro.
Sarebbe dunque ovvio, posto che entrambi i ristoranti abbiano successo, che investendo su tutti e due si andrebbe “sul sicuro”: se una sera uno è più vuoto, l’altro avrà più gente.
Se questo semplice esempio ci fa venire in mente la più classica “diversificazione”, il problema è che nella realtà le cose sono molto più complicate.
CORRELAZIONE E DECORRELAZIONE
Per diversificare bene investendo sulle centinaia di migliaia di attività produttive in giro per il mondo, occorre conoscere bene la correlazione e la decorrelazione tra ognuna di loro.
Tornando alla nostra metafora, occorre sapere quali sono le coppie di ristoranti alternativi tra loro, per tutti i paesi che ci sono in una certa zona.
Anche se ci riuscissimo, sarebbe un numero di aziende e di governi infinitamente più piccolo di quelle esistenti nel mondo.
Perché è tanto importante questo discorso della correlazione?
Perché la costruzione di un portafoglio parte dal presupposto che, inserendo all’interno dello stesso una serie di strumenti che siano sufficientemente decorrelati (indipendenti o alternativi) tra loro, si ottiene un enorme beneficio di diversificazione.
Questo significa che, seguendo attentamente tale regola, il rischio del nostro investimento si abbasserà di molto ma, cosa importante, il rendimento no!
In altri termini, potremo essere sempre sicuri che ci saranno molti più ristoranti pieni rispetto a quelli vuoti.
La Teoria con cui il nostro Markowitz si è guadagnato la sua fama converge e si concentra sulla sua “curva di efficienza”.
Poiché lo scopo di questo articolo è quello di semplificare cosa c’è dietro al termine “diversificazione”, ho voluto ridisegnare per te questo “curva”, traducendola in una sua “sorella” più colorata e divertente.
Prima di osservarla, vediamo di capirne il contenuto.
Nella figura sottostante:
Sulla curva arancione si posizionano tutti quegli investimenti che, grazie alla loro efficace diversificazione, riescono ad ottenere il massimo rendimento ad un dato livello di rischio.
Al di sotto di essa, ci sono tutti quegli investimenti che non sono ben diversificati.
Infatti, è possibile migliorarli:
- abbassando il rischio, senza che diminuisca il rendimento (freccia rossa)
- aumentando il rendimento, senza aumentare anche il rischio (freccia verde)
Ho voluto rappresentare un altro punto (freccia nera in basso) dove si collocano tutti quegli investimenti (molti) che appaiono paradossali: non solo si rischia di più ma si guadagna di meno!
Quali sono? Beh pensiamo alla situazione di questo momento in Italia.
Prima ancora della pandemia e a maggior ragione ora (e in futuro) un investimento rappresentato da titoli di stato italiani si potrebbe meritare un posto su quella parte della curva.
Rende molto poco (per guadagnare un 2,15% netto occorre comprare un BtP – Buono Pluriennale del Tesoro, con scadenza 2050!).
Considerando le grandi difficoltà del nostro paese a livello economico, che inevitabilmente aumenteranno, significa che chi investe soltanto in questo modo accetta di portare a casa un rendimento molto basso a un rischio molto alto.
In questo caso il rischio non è rappresentato dal fatto che il governo italiano non restituisca, nel 2050, i soldi al risparmiatore.
Sarà un rischio molto più concreto cioè che questo investimento oscillerà notevolmente durante questi 30 anni, il che per diversi periodi significherà che non potrà essere venduto, se non realizzando fortissime perdite.
Come già detto, il tema delle oscillazioni (volatilità) nelle obbligazioni sarà oggetto di un prossimo articolo.
2. COME SI FA UNA CORRETTA DIVERSIFICAZIONE
Dopo la spiegazione di cui sopra, dovrebbe essere chiaro che diversificare significa essere molto attenti a scegliere gli investimenti che non sono legati tra loro. Ma viviamo in un mondo estremamente globalizzato.
Oggi ancora di più visto che siamo tutti uniti in questa battaglia contro il Virus e contro le difficoltà che ne deriveranno.
I cicli economici prendono sempre più facilmente direzioni uguali in tutti i mercati del pianeta con estrema velocità.
Per avere quindi investimenti che siano non correlati e realmente indipendenti tra loro, occorrono macchine di calcolo molto potenti e veloci. Solo così si riescono a costruire portafogli che abbiano un reale beneficio dalla diversificazione.
La potenza della tecnologia in questa delicatissima fase dell’investimento è quindi decisiva. Ma da sola non basta.
L’intervento dell’uomo è anche qui imprescindibile. La mente umana è in grado di avere la “visione” del futuro grazie a un bagaglio di esperienza e di cultura che non possono essere trasferiti in nessuna forma di intelligenza artificiale.
È in base a questa visione che vengono selezionate e controllate le enormi quantità di dati da inserire nei nostri aiutanti elettronici, è di sicuro impossibile calcolare tutto in ogni parte del mondo: non esistono ancora computer così potenti ed evoluti.
Per capire meglio ciò che dico voglio fare un esempio indirettamente collegato a quei ristoranti di cui abbiamo parlato prima.
Si può avere la più sofisticata cucina al mondo ma è lo chef che farà la differenza.
A questo proposito credo che parlare di torte, quando si presenta un portafoglio di investimenti ben diversificato, sia molto appropriato:
è molto diverso mangiare una torta creata industrialmente oppure degustare il dolce di uno chef che ha saputo pazientemente scegliere e dosare gli ingredienti e ha messo in quella sua creazione tutta la sua esperienza e talento.
Dove si trova una simile commistione uomo – macchina per la costruzione dei portafogli?
Naturalmente chi ha più soldi da investire in entrambe le cose sono soltanto gli istituti bancari e finanziari più evoluti.
Questo ci porta a concludere il nostro discorso sulla diversificazione parlando di quanto costa.
3. QUANTO COSTA LA DIVERSIFICAZIONE
Come sappiamo (e tengo a precisare ogni volta) i costi in un investimento esistono sempre anche e soprattutto se non li vediamo.
Hanno un peso importante sul risultato finale e occorre conoscerli prima.
Ci sono 3 tipi di costi tipici legati all’argomento diversificazione:
- il costo della diversificazione in sé
- quello di una diversificazione inefficiente o sbagliata
- quello di una diversificazione inesistente
Se si decide di fare una diversificazione basata sui principi esposti sopra, il costo sarà rappresentato dalle commissioni dei prodotti gestiti che si decide di utilizzare. In questo caso i costi sono più che giustificati.
Anche se molti investitori “fai da te” si illudono di poter fare una corretta diversificazione, essa non potrà mai competere con quella di un eccellente gestore.
Per quanto infatti possa essere sviluppata e sopraffina la “visione” delle cose da parte del suddetto investitore, mancheranno almeno due elementi: le macchine di calcolo e le informazioni che sono invece a disposizione dei gestori e degli analisti finanziari.
Ciò non significa che una sia migliore dell’altra.
Infatti purtroppo esistono nell’industria finanziaria anche molti pessimi gestori che non solo vanificano totalmente i costi subiti ma aggiungono quelli di cui al secondo punto ovvero il prezzo (salato) di una diversificazione sbagliata o inefficiente.
Quotidianamente vedo investimenti di clienti nuovi cui alla banca “sotto casa” dove “sono clienti da una vita” costruiti con una lunga serie di strumenti che, oltre ad aver applicato alte commissioni anche soltanto in “entrata”, sono amministrati male.
Scelte semplicemente sbagliate e una quantità incredibile di “doppioni” che non hanno alcun senso se non quello di raddoppiare queste commissioni.
Questo è un tema caldo e delicato: quasi sempre non è frutto del caso trovare queste anomalie.
Dietro lo sportello di banca la volontà di vendere il prodotto, unita spesso all’incompetenza sulla materia, formano una miscela micidiale ai danni del malcapitato cliente che dietro la parola “diversificazione” sottoscrive qualsiasi cosa gli venga proposta.

Oggi per selezionare i gestori più capaci nel mare magnum dell’offerta, sono necessarie conoscenze approfondite e strumenti informatici dotati di banche dati all’altezza di conservare ed elaborare milioni di informazioni.
Personalmente faccio fatica a immaginare una dedizione così approfondita da parte di chi non ha come unico lavoro quello di occuparsi di investimenti ma, specialmente in questo momento storico, vive un quotidiano sovraccarico delle mansioni più diverse.
Purtroppo il malcostume di cui sopra, è soltanto una punta di Iceberg. Nei casi più gravi la diversificazione da inefficiente diventa inesistente.
Qui però, è più evidente il “concorso di colpa” banca/cliente.
Il secondo risparmiatore è totalmente responsabile di una scelta che NULLA ha a che vedere con la diversificazione: avere più banche.
La cosa non ha alcun senso.
Se da una parte tale scelta può illudere di essere diversificati, all’atto pratico non sarebbe così. Infatti, in una situazione estrema in cui il sistema bancario dovesse andare incontro a una catastrofe (unico motivo per cui in genere si procede a questo genere di scelta), nessun Fondo di Tutela sarebbe in grado di rimborsare tutti i rapporti aperti, anche se per legge se ne avrebbe diritto.
Se invece il tema è di avere più banche per avere più consulenti, anche questa è una decisione per quanto rispettabile comunque discutibile.
In genere le persone molto benestanti pensano (e nel 99% dei casi agiscono di conseguenza) che avere dieci consulenti in dieci istituti diversi garantisca maggiore diversificazione e maggiori servizi.
Nella pratica non è così: ciò che si ottiene in genere è moltiplicare a dismisura i costi e fare tante cose tutte simili tra loro con buona pace della diversificazione.
È un pò come avere dieci armadi tenendo in tutti vestiti identici o simili tra loro.
È invece molto meglio scegliere bene all’inizio l’interlocutore più attrezzato per rispettare gli insegnamenti e i metodi realmente utili a costruire la diversificazione di un portafoglio di investimenti e dell’intero patrimonio.
Rimanendo sull’esempio dei vestiti, sarebbe disporre anziché di tanti armadi, di una solida e ampia cabina dove entra anche il guardaroba più ricco e sofisticato.

Il concorso di colpa si sbilancia fortemente dalla parte della banca o del consulente quando dietro all’illusione di diversificare si nascondono vere e proprie truffe e casi di “risparmio tradito”.
Pensiamo a chi ha voluto “diversificare” i suoi investimenti acquistando i diamanti allo sportello di banca, salvo poi ritrovarsi con un pugno di mosche quando ha scoperto che le quotazioni erano manipolate.
I vari Vasco Rossi, Simona Tagli, Fedrica Panicucci sono solo alcuni dei Vip che sono caduti in questa trappola nell’illusione di “diversificare”.
Il prezzo di questo genere di “diversificazione” è davvero molto pesante. Nei casi peggiori, una scelta superficiale può costare parte o tutto il patrimonio.
- Sei sicuro che nella tua attuale banca dedichino il giusto tempo e i giusti modi alla diversificazione?
- Hai voglia di ottenere un rendimento dai tuoi risparmi minimizzando i rischi dei tuoi investimenti?
- Vuoi applicare le regole di una corretta diversificazione non solo al tuo denaro ma al tuo intero patrimonio?
Chiamami per una consulenza gratuita, sarò felice di ascoltare le tue esigenze e di aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.